Storia degli Italiani Tomo XV
Cesare Cantù
Editorial: E-text
Sinopsis
Con questo volume, ricco di dotte appendici, si conclude l’imponente lavoro dello storico, letterato e politico lombardo Cesare Cantù.
Editorial: E-text
Con questo volume, ricco di dotte appendici, si conclude l’imponente lavoro dello storico, letterato e politico lombardo Cesare Cantù.
Nella storia dell'Italia contemporanea la polizia ha giocato un ruolo di primo piano nella gestione del potere e le sue vicissitudini sono legate a doppio filo con quelle della società e del paese. Per questa ragione, analizzarne continuità e trasformazioni istituzionali da una prospettiva di lungo periodo, che dall'Unità d'Italia arriva fino a oggi, è fondamentale per riflettere su questioni tuttora centrali nella vita democratica, come i problemi e le distorsioni che riguardano il ruolo e il funzionamento delle forze dell'ordine. Oltre ad aspetti strutturali critici come la pluralità e la complessità del comparto sicurezza italiano, da questa ricostruzione emergono deformazioni evidenti sul piano politico, organizzativo e pratico: la carenza di coordinamento tra i corpi, l'eccessiva vicinanza della polizia ai governi e la grossa influenza esercitata dal potere militare, che da sempre condiziona la gestione dell'ordine e della pubblica sicurezza. Problemi mai del tutto risolti investono anche, su un livello diverso, la vita e la concreta operatività degli uomini e delle donne appartenenti alle forze di polizia, le cui esperienze si incrociano con schemi culturali e mentalità istituzionali resistenti al cambiamento. Argomenti come la riforma strutturale del comparto, la democratizzazione dei corpi e la sindacalizzazione del personale sono dunque ancora all'ordine del giorno, così come è sempre attuale e gravissima la questione degli abusi, delle torture e, in alcuni casi, degli omicidi commessi da persone in uniforme: violenze che, negli ultimi vent'anni, sembrano tornare a riguardare soprattutto le categorie ritenute socialmente "indesiderabili", in base a politiche securitarie che trasformano la polizia in un ammortizzatore per respingere la "devianza" ai margini della collettività.Ver libro
Il libro ripercorre la vita di don Francesco Bonifacio (Pirano, 1912 – Grisignana, 1946) fino al suo martirio. Egli visse tutti i terribili drammi del Novecento che sconvolsero l'Istria e la Venezia Giulia: la guerra, l'armistizio, l'annessione al Terzo Reich, la liberazione dal nazifascismo e la presa del comando in Istria da parte dei cosiddetti Poteri Popolari, i comunisti della nuova Jugoslavia. Figura esemplare di sacerdote e pastore, don Francesco Bonifacio rimase tra la sua gente sempre, testimoniando la sua fede limpida fino alla sua crudele "sparizione", avvenuta l'11 settembre 1946. Il 3 luglio 2008 papa Benedetto XVI ha riconosciuto il suo come un vero martirio in odium fidei e il 4 ottobre 2008 don Francesco Bonifacio è stato proclamato beato. Questo libro è il frutto di diversi anni di ricerche e, attraverso una ricostruzione minuziosa e completa, propone per la prima volta le circostanze della morte e del possibile luogo di sepoltura.Ver libro
«Sapere a memoria la Costituzione, sapere come funziona il parlamento, sapere in ogni suo regolamento come funziona la repubblica democratica non basta a fare di una persona una persona educata alla democrazia». Il 2 giugno 1946 l'Italia cambia forma di governo passando da una monarchia costituzionale a una repubblica parlamentare e democratica. Quel che molti dimenticano è che la scuola italiana fino ad allora era stata liberale, nazionalista, patriottica e, durante il Ventennio, fascista, antisemita e razzista. Non era mai stata democratica. Eppure, si dava per scontato, allora come oggi, che dovesse essere proprio la scuola a dare le prime indicazioni a ragazzi e a ragazze circa la sostanza dell'essere cittadini consapevolmente democratici. Ci vorranno invece anni di battaglie, come ci rammenta Vanessa Roghi, per adempiere ai dettati costituzionali che prevedono una scuola plurale e per tutti. Quel che risulta evidente è che la democrazia la si fa praticandola, facendola diventare un tirocinio costante, che prevede un allargamento dei soggetti di diritto, sia a scuola (alunni e alunne) sia fuori (famiglie), in uno sforzo relazionale continuo. L'alternativa alla democrazia sappiamo quale è, e non è detto che non ci riattenda in un prossimo futuro.Ver libro
Pioggia, nebbia, vento, gelo, siccità. C'è un protagonista silenzioso che attraversa i millenni e influenza le sorti dell'umanità più di re, generali e rivoluzioni: è il clima, con tutti i suoi emissari atmosferici. Storia del mondo in 10 tempeste ripercorre i grandi avvenimenti del passato dall'inedita prospettiva della meteorologia, per mostrare quanto di frequente l'incontro tra uomini e destino sia stato deciso da fenomeni naturali inattesi. Napoleone aveva calcolato tutto: il perimetro della pianura di Waterloo, la disposizione dell'artiglieria, l'assalto della Guardia. L'unica incognita cui non aveva pensato fu il temporale che si scatenò nella notte tra il 17 e il 18 giugno 1815, rendendo il terreno impraticabile e costringendo l'imperatore a ritardi rivelatisi poi determinanti. A partire da episodi come questo, Vincenzo Levizzani ci guida attraverso i secoli per raccontarci le tante volte che i piani umani si sono scontrati con la furia degli elementi: dalla nebbia sfruttata da Annibale per la vittoria nella battaglia del Trasimeno ai cambiamenti climatici che spinsero i cosiddetti «barbari» a emigrare, contribuendo alla caduta dell'Impero romano; dalle nevicate che influenzarono l'esito della guerra delle Due Rose al tornado che giocò un ruolo chiave nella guerra d'Indipendenza americana; dall'anticiclone responsabile della carestia che scatenò la Rivoluzione francese alle osservazioni delle nubi che condannarono Hiroshima e Nagasaki a diventare i bersagli della bomba atomica. In queste pagine, Vincenzo Levizzani mostra come il tempo atmosferico abbia da sempre agito da regista invisibile dei grandi eventi e come continui a farlo ancora oggi, impattando sulle nostre abitudini, sull'economia e sulla cultura. Un'opera che è anche una riflessione su ambizione e umiltà: perché spesso quando ci illudiamo di stringere le redini della Storia, nel nostro pugno c'è in realtà solo una goccia di pioggia.Ver libro
Il volume affronta il tema dell'ascolto da molteplici prospettive: creativo, sociologo, psicoterapeuta, giornalista, formatore… Voci diverse aiutano il lettore a esercitarsi nel potere di lasciare all'altro lo spazio di essere ascoltato, di rispecchiarlo e restituirgli valore. Tutti noi abbiamo bisogno di essere ascoltati, eppure capita raramente di fare esperienza di un ascolto autentico, forse perché ad ascoltare, come a respirare, nessuno ci insegna. Ascoltare, infatti, non significa sentire ciò che viene detto, quanto piuttosto riconoscere i significati impliciti nelle parole e nei gesti e riportarne il senso. È la capacità di comunicare accoglienza, di offrire comprensione. Il volume invita i lettori a riflettere sull'importanza dell'ascolto, quell'ascolto capace di nutrire le nostre relazioni e dare sostentamento, per riportare l'ascolto al centro dell'attenzione del nostro presente e, soprattutto, del nostro futuro. Il libro è pensato come un ipertesto. È partito dall'interesse di due persone curiose che hanno condiviso una parte della loro storia professionale e si è poi sviluppato in molteplici direzioni affrontando il tema dell'ascolto da diversi punti di vista: quello del sociologo, del creativo, dell'etnografo, quello di chi l'ascolto non ce l'ha, quello dello psicoterapeuta, del giornalista, del coach, del formatore. È anche un manuale tecnico perché propone un allenamento auditivo: alcune tecniche principali per conoscere l'alfabeto e la grammatica dell'ascolto. Equamente diviso tra esplorazione scientifica e culturale e approccio pragmatico, Il potere gentile dell'ascolto è una call to action, un invito a scoprire perché una competenza così quotidiana è, nelle relazioni con gli altri, anche così rivoluzionaria.Ver libro
Quando un docente disarmato incontra un alunno con la pistola il docente disarmato è un uomo morto. Tratto dal volume "La buona scuola" di Valerio Di Stefano.Ver libro