Uno per Uno (fa sempre Uno)

Federica Bartoli

Sinossi

A spasso con Leah lungo un percorso di quotidianità poco raccontate, che magari non sono le nostre ma che potrebbero appartenere a chiunque, dove diversità fa troppo spesso rima con difficoltà. Un viaggio volutamente delicato nonostante la vita raramente riservi certe premure quando ci travolge. Non essere preparati è come restare senza difese. Ci salva la conoscenza che resta l'unico strumento per non giudicare o scansare ciò che non è consueto o di maggioranza. Leah ci offre l'occasione di considerare le diversità di ognuno come un modo per sentirsi unici anziché soli. Normalità è la parola con la quale ci difendiamo frequentemente, ci fa sentire che siamo "nel giusto" senza pensare mai che ognuno abbia la propria e che sia effimera esattamente come l'attimo in cui all'improvviso cambia. Leah vi accenderà la luce ma il viaggio sarà solo vostro.

Disponibile da: 15/04/2025.

Arte, musica e cinema

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Dance Me to the End of the World è un libropercorso, un atto teatrale da vivere fuori dal teatro, un'opera interattiva che può essere letta e agita da chiunque la prenda in mano. 

Figlio del progetto UNLOCK THE CITY!, realizzato dal Piccolo Teatro in collaborazione con il Politecnico di Milano e altri cinque partner internazionali, questo esperimento artistico parte dal territorio – il quartiere milanese di Corvetto – per ripensare i rapporti tra corpi e ambiente, centro e periferia, individuo e città. Per mesi il collettivo Sotterraneo ha vissuto questo luogo, incontrandone gli abitanti e percorrendone le strade: il risultato è un testo ibrido tra carta e performance, un «manuale» di 30 esercizi (più uno) che trasforma il lettore in performer e lo spazio pubblico in palcoscenico. In queste pagine, passeggiate, giochi, telefonate, atti poetici e politici, dialoghi immaginari e gesti reali si alternano per stimolare attenzione, stupore, empatia: ogni esercizio, accompagnato dalle illustrazioni di Lorenzo Sartori, diventa così una soglia da varcare, dove smarrirsi è un modo per ritrovarsi, reinventando la propria presenza nello spazio. 

Dance Me to the End of the World ci offre l'occasione di riscoprire la città, ogni città, come campo da gioco, paesaggio da attivare, corpo collettivo da interrogare. Un'opera che non descrive un quartiere, ma lo mette in scena, mostrandoci come lo spazio urbano non vada solamente osservato ma abitato, attraversato, interpretato, immaginato, trasformato; a volte poi, per capirla davvero, una città, bisogna ballarci dentro fino a perdersi.

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