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Obiettivo Verde - Le emergenze ambientali e le sfide del nuovo giornalismo - cover

Obiettivo Verde - Le emergenze ambientali e le sfide del nuovo giornalismo

Elio Scheggia

Casa editrice: Youcanprint

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Sinossi

Dai reportage naturali ai temi climatici; dalle questioni del territorio al cibo, passando per la qualità dell'aria delle città e della mobility. C'è molto da fare. E' indubbio che l'ambiente è diventato uno dei settori che può dare molto da lavorare a chi è giornalista, copywriter, editor, blogger e comunica attraverso mezzi digitali, come i social media o un blog, oppure tramite la radio e la tv fino alla carta stampata. D'altronde si tratta di un'emergenza. Non si può più scherzare con temi sempre più urgenti da trattare quali il riscaldamento climatico, i fenomeni atmosferici estremi, la qualità del cibo, e la salubrità dell'aria nei centri urbani. Ne vale della nostra sopravvivenza. Questioni che richiedono esperti della comunicazione, per far conoscere agli utenti cosa ci circonda, come consumare, agire e vivere al meglio in un mondo sempre più complesso.
Disponibile da: 02/01/2024.

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    «Siamo di fronte a un cambio di paradigma. La gestione autoritaria di economia e società si impone come condizione necessaria alla sopravvivenza (distopica) del capitalismo stesso, che non è più in grado di riprodursi attraverso il lavoro salariato di massa e l’annessa utopia consumistica. L’agenda che ha partorito il fantasma della pandemia come religione sanitario-vaccinale nasce dalla percezione della sopravvenuta impraticabilità di un capitalismo a base liberal-democratica. Mi riferisco al crollo di redditività di un modello industriale reso obsoleto dall’automazione tecnologica, e per questo sempre più vincolato a debito pubblico, bassi salari, centralizzazione di ricchezza e potere, stato d’emergenza permanente, e alla creatività del settore finanziario, dove il denaro si moltiplica da sé, per partenogenesi». 
    «Lo scenario che ci si prospetta, se solleviamo il velo di Maya, è di carattere marcatamente neo-feudale. Masse di consumatori sempre meno produttive vengono regimentate, semplicemente perché i nuovi globalizzatori non sanno più che farsene. Insieme ai sottoccupati e agli esclusi, il ceto medio impoverito diventa un problema da gestire con il bastone del lockdown (a breve anche in versione climatica), del coprifuoco, della propaganda, e della militarizzazione della società, piuttosto che con la carota del lavoro, del consumo, della democrazia partecipativa, dei diritti sociali (sostituiti nell’immaginario collettivo dai diritti civili delle minoranze), e delle meritate vacanze». 
    Dall'Intervista esclusiva al prof. Fabio Vighi 
    «Molti sono convinti del fatto che, se non ci fossero gli Stati, i grandi poteri economici dilagherebbero. Chi scrive si è convinto del contrario: i grandi poteri multinazionali dilagano proprio grazie agli Stati. I quali, attraverso il potere coercitivo delle leggi, favoriscono l’affermarsi dei grandi oligopoli. Anzi, come già detto, gli stessi Stati fanno parte di un’unica costellazione di potere politico/finanziario ad altissimo tasso tecnologico intrecciato al sistema militare». 
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